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Progetto 62: grandi e ambiziose idee dal lockdown

Sostenibilità, innovazione, creatività: questi i 3 concetti fondamentali alla base del Progetto 62, lanciato da Colombo Industrie Tessili per la collezione autunno inverno 2021-2022.

Rivolto ad un target molto elevato, si pone l’obiettivo della creazione di un’alta gamma di tessuti sostenibili, partendo da scarti della produzione o rimanenze di filati.

Dotata di certificazione Gots (Global organic textile standart) e attualmente all’opera per l’ottenimento della certificazione FSC, Colombo Industrie Tessili vuole ora dare nuova vita agli scarti (come ReSilk di Mantero), senza trascurare l’innovazione: si prevede infatti, il coinvolgimento di importanti partner per la creazione di trattamenti all’avanguardia.

L’attivazione poi di collaborazioni con le scuole di moda consentirà di coinvolgere giovani designer in piccole capsule stagionali all’insegna della creatività.

Un progetto ampio ed ambizioso che non vuole trascurare nemmeno le piccole realtà artigiane italiane: quelle dei lavori tradizionali, ormai uniche e rare per capacità e competenze.

I tessuti di FASAC proteggono dal Coronavirus

L’emergenza Covid-19, negli ultimi mesi, ha condizionato totalmente le nostre modalità del vivere e le nuove esigenze sanitarie hanno portato molte realtà a innovare la propria produzione in funzione delle attuali e impellenti necessità.

Ne è un esempio la comasca FASAC, polo leader nella produzione di tessuti stampati dal 1955 con sede a Cassina Rizzardi. Da sempre attiva nell’ambito del fashion di qualità, con divisioni che spaziano dall’abbigliamento all’arredo, ha attivato una collaborazione con la società Polygiene per l’utilizzo del trattamento ViralOff® sui propri prodotti.

Abbiamo già discusso di ViralOff® e della società svedese artefice dell’interessante tecnologia che, applicata ai tessuti, ha una potente azione antivirale.

Tutte le collezioni FASAC, realizzate in fibre diverse quali seta, cotone, lino, viscosa, poliestere e nylon possono essere trattate con il prodotto antibatterico di Polygiene, che, testato ai sensi della normativa ISO 18184:2019, riduce il 99% dei virus presenti in superficie.

G+ Co-Mask: Antibatterica, Antistatica, “Anti-calore”

Antibatterica, Antistatica, “Anti-calore”. Queste le tre caratteristiche principali della mascherina G+ Co-Mask, sviluppata da Directa Plus, azienda comasca produttrice e fornitrice di grafene, e in corso di sperimentazione. In fase di test infatti, è la sua proprietà antivirale, seppur i risultati ottenuti sembrerebbero incoraggianti.

Realizzata in tempi record visto il periodo di emergenza, è in grado di disperdere il calore oltre che facile da sanificare.

In materiale ipoallergenico e dermatologicamente testato viene realizzata in jersey: 180 i materiali sottoposti a test, ma solo questo prescelto è da un lato altamente traspirante e  dall’altro notevolmente filtrante. Il grafene viene applicato mediante una stampa intelligente chiamata Planar Thermal Circuit, in grado di distribuire il calore come all’interno di un circuito.

Al suo interno vi è poi una tasca in cui può essere inserito un filtro ottenuto attraverso un coating totale di grafene per una capacità di filtrare i batteri pari al 95% e una durata di 16 ore.

Ma anche l’occhio vuole la sua parte! Ed è per questo che una volta progettata la tecnologia, Directa Plus ha deciso di strizzare l’occhio all’estetica. Due giovani designer milanesi, coinvolti nel progetto, hanno supportato la società leader del grafene nella creazione di tre diversi modelli.

L’omaggio al lago di Como è d’obbligo: Bellagio (con chiusura dietro la testa, ideale anche per gli sportivi), Tremezzo e Cernobbio, sono i nomi delle tre, acquistabili sull’e-shop www.graphene-plus.it

Le tecnologie antimicrobiche di Sanitized®

Abbiamo già discusso il tema delle tecnologie antivirali in alcuni dei precedenti articoli, dedicati a ViroBlock e ViralOff, rispettivamente realizzati dalle società HeiQ e Polygiene.

Ulteriore contributo in ambito di processi biomedicali è apportato dall’azienda Sanitized®, realtà svizzera storica che da oltre 80 anni si occupa dello sviluppo di tecnologie innovative per il trattamento antimicrobico. I prodotti, che spaziano dalle soluzioni antibatteriche a quelle contro acari e polvere, dalle sostanze contro muffe e funghi a quelle che agiscono contrastando il deterioramento dei materiali, vantano la ricezione di premi quali il Swiss Technology Awards nel 2013 e l’ITMA nel 2014.

I principi attivi delle tecnologie Sanitized® vengono integrati al prodotto durante il ciclo produttivo e ne garantiscono la protezione. L’applicazione ai prodotti tessili e polimerici comprende un ventaglio ampio di applicazioni quali attrezzature sportive, materiali industriali, abbigliamento, calzature, strutture sanitarie, biancheria domestica.

Alcuni test condotti recentemente da laboratori indipendenti hanno confermato le proprietà antibatteriche dei prodotti Sanitized® sulle superfici polimeriche, secondo norma ISO 21702:2019. I test, eseguiti anche per un coronavirus felino dalla struttura simile a quella del Covid-19, accertano l’efficacia delle tecnologie della società svizzera contro i virus sulle superfici non porose.

DèMask: innovatività e sostenibilità bresciana

Abbiamo parlato in precedenti articoli di alcune tecnologie tessili anti COVID-19, studiate per allontanare Virus e di aziende del Made in Italy che le hanno integrate nei propri prodotti.

Tra queste, citiamo oggi un’Azienda bresciana, il Calzificio DèPio, che con i suoi 70 anni di attività, è oggi sinonimo di ricercatezza ed unicità, sempre alla ricerca di materiali innovativi. “La paura in sé nasconde una risorsa vitale: l’energia del saper fare”: queste le parole dell’attuale titolare del Calzificio, Mary Chiaruttini.

Proprio da questa energia intraprendente e dall’attenzione per l’unicità, si è avviata un’intensa attività di R&S, che ha visto nascere l’antibatterica DèMask: esternamente in cotone idrorepellente certificato G.O.T.S. (Global Organic Textile Stndard) e standard 100 by OEKO-TEX ®, con elastico ricoperto di elastomero, internamente in poliammide antibatterico con filo di rame batteriostatico.

Testata in laboratorio, è stata creata per poter offrire alla comunità una protezione efficace, sottoposta all’innovativo trattamento antivirale ViralOff® Polygiene Technology, il brevetto svedese di cui abbiamo parlato anche qui.

Con una capacità filtrante pari al 95%, è lavabile e dunque con un impatto ambientale decisamente inferiore rispetto alle mascherine usa e getta.

Google e-textile: tecnologia a portata “di dita”

Controllo da remoto dei propri dispositivi tramite elementi indossabili, di tessuto: è questo l’obiettivo che Google mira a raggiungere in un futuro non poi molto lontano.

È in corso di studio, infatti, e-textile: una tecnologia (ben esplicitata qui) che consente di rivoluzionare la vita di tutti i giorni. Attualmente in fase sperimentale, è stata integrata nel tessuto che riveste i cavi degli auricolari: è sufficiente “picchiettare” il cavo, farlo scorrere tra le dita o fargli fare delle piccole torsioni per inviare comandi specifici al dispositivo, cambiando canzone, passando alla successiva, alla precedente, alzando o abbassando il volume, ecc.

L’idea di Google è che ne venga ora sfruttata la scalabilità, andando ad integrare e-textile nell’abbigliamento di tutti i giorni, partendo dalle stringhe delle felpe, fino ad arrivare alle giacche, agli abiti, alle coperte.

Resilk: nuova vita alla seta comasca

Dal bisogno di preservare l’ambiente e l’urgenza di ridurre gli sprechi si è avviata un’intensa attività di R&S che ha portato alla realizzazione, in partnership con Ecotec di Marchi & Fildi, del progetto Resilk.

Strettamente legato agli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030, e più nel dettaglio all’obiettivo 12 sul consumo e le produzioni responsabili, e collocato nel più ampio programma “Respect” di Mantero, si tratta di un progetto di economia circolare, tracciabile, completamente Made in Italy, certificato GRE (Global Recycled Standard) e i cui risultati saranno toccabili con mano dall’autunno-inverno 2020.

Partendo dalla selezione della materia prima tra i tessuti di seta pura, la nuova filatura, la tintura del filato, la tessitura con pesi e armature differenti, una nuova decorazione: numerosi e delicati passaggi per ridare un nuovo volto al tessuto.

Gli scarti di lavorazione e i prodotti derivanti da sovraproduzione vengono ritrasformati in filati e una volta sbiancati sono pronti per divenire nuovi tessuti pregiati e completamente riciclabili.

Considerato al suo primo step di attivazione, focalizzandosi su un tipo di filato per la produzione di differenti tipi di tessuto, si prevede in futuro da un lato di renderlo mixabile a cotoni, lane e cashmere, e dall’altro di utilizzare nel processo anche la seta di seconda scelta di altri soggetti, esterni a Mantero (fornitori, stampatori o tessitori della seta clienti, ma anche concorrenti).

Con un occhio di riguardo ovviamente per la creatività e la bellezza estetica del prodotto rigenerato, è in corso di realizzazione una capsule collection di capispalla per l’autunno-inverno 2020. Non si esclude però di far diventare Resilk in un prossimo futuro anche un prodotto più leggero e adatto anche alle stagioni più calde.

L’Intelligenza Artificiale rinnova l’esperienza dello shopping online

Al gruppo Yoox Net-a-Porter il tema innovazione è caro, lo dimostra la collaborazione triennale con AImage Lab, centro di ricerca sull’intelligenza artificiale dell’Università di Modena e Reggio Emilia. Obiettivo della partnership: la trasformazione dell’esperienza d’acquisto online sul noto portale fashion attraverso lo sviluppo di un programma di ricerca basato su intelligenza artificiale e computer vision.

YNAP possiede un archivio di milioni di immagini, un data base esteso che verrà rielaborato sfruttando le capacità di calcolo dei data center del gruppo e permettendo agli utenti una fruizione del servizio di e-commerce rinnovata. Il laboratorio dell’UNIMORE si occuperà dello sviluppo di soluzioni Visual Search e Virtual Try On volte al reperimento e alla classificazione di immagini in funzione della tipologia del capo di abbigliamento, del materiale, del colore o della lunghezza e all’ottimizzazione della consultazione del sito, caratterizzata da un ampio grado di interazione dell’utente con il vestiario commercializzato.

La professoressa Rita Cucchiara, direttrice del laboratorio nazionale di Artificial Intelligence and Intelligent Systems, sarà alla guida del programma di ricerca elaborato per ottimizzare la prova virtuale dei capi di abbigliamento. YNAP e l’UNIMORE collaboreranno inoltre al progetto Folding@Home, mettendo a disposizione la propria capacità di calcolo alla comunità scientifica impegnata contro il Covid-19.

Tessuto antivirus. Tecnologia ViralOff per Gruppo Marzotto

tessuto antivirus

Abbiamo discusso in precedenti articoli della tecnologia ViroBlock della svizzera HeiQ e del suo utilizzo italiano da parte di Albini e Pompea. Restando in tema di tessuto antivirus, altra tecnologia interessante e degna di nota, arriva dalla svedese Polygene, uno dei maggiori leader del settore biomedicale, già fornitore di trattamenti per mascherine e camici.

Si chiama ViralOFF, ed è stata sviluppata inizialmente contro l’Influenza A, l’aviaria, Norovirus e la Sars. In grado di ridurre in brevissimo tempo oltre il 99% dei virus sulle superfici dei tessuti in soltanto 2 ore, è stata ora adattata e testata (ai sensi della norma ISO18184:2019) al Covid-19. 

Tra i suoi utilizzatori, il Gruppo Marzotto che, grazie ad una partnership con Polygene, è riuscito ad attivare test su diversi tipi di tessuto, comprese le fibre naturali quali la lana, il lino e il cotone.

In un momento quale quello attuale, in cui la sanificazione dei vestiti nei negozi diviene essenziale oltre che obbligatoria, lo sviluppo di sempre nuove tecnologie capaci di assicurare l’esistenza di una reale tessuto antivirus è sempre più fondamentale.

ViralOff è in grado di fornire alti livelli di sicurezza, riducendo la necessità di sanificazione e lavaggio. Certificato da Oeko-tex® Eco Passports e in attesa della certificazione bluesign®, è prodotto nell’UE con un utilizzo minimo di risorse e seguendo rigide normative ambientali.

Una mascherina per rilevare il COVID-19: MIT E Harvard al lavoro

Un team di scienziati del MIT e dell’Università di Harvard guidati dal professor James J. Collins sta sviluppando il progetto di una mascherina in grado di segnalare la presenza del Coronavirus. La tecnologia in fase di realizzazione produrrebbe un segnale fluorescente in caso di rilevazione del virus nelle particelle di saliva di chi la indossa.

I sensori oggetto della sperimentazione furono elaborati per la prima volta nel 2014 per identificare l’Ebola e modificati nel 2016 per far fronte all’emergenza generata dal virus Zika. Inizialmente testati su carta, possono essere applicati anche a materiali quali tessuti, plastica e quarzo e sono composti da materiale genetico in grado di legarsi al virus.

Tale materiale viene liofilizzato sul tessuto con una macchina che ne aspira l’umidità, ma non ne altera le caratteristiche. I sensori si attivano alla presenza di due fattori: l’umidità prodotta dal corpo umano attraverso la respirazione e il rilevamento del virus. È sufficiente l’identificazione di una piccola sequenza del Covid-19 affinché la minaccia venga individuata: dopo 1-3 ore viene emesso un segnale fluorescente, misurabile attraverso un fluorimetro.

Lo strumento potrebbe rivelarsi un alleato economico e strategico nella battaglia di identificazione del Coronavirus sia in ambito medico, dove le rilevazioni sono rallentata dalle complesse dinamiche di reperimento dei materiali necessari e dalle tempistiche dei laboratori, che per sopperire ai limiti di efficienza dei controlli di sicurezza nei luoghi pubblici quali gli aeroporti.

Il team di Collins sta testando la capacità dei sensori di rilevare il Covid-19 e valutando se integrarli direttamente alle maschere o se predisporre un modulo di collegamento adattabile a qualsiasi tipo di dispositivo di protezione già esistente. Se tutto andrà come ipotizzato dal gruppo di lavoro, la produzione per la distribuzione delle mascherine potrebbe iniziare entro l’estate.