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Ridurre l’impatto ambientale investendo nell’economia circolare

Abbiamo molte volte parlato di economia circolare e dei progetti interessanti attivati sul nostro territorio. Centrale per portare a compimento la Missione 2 del PNRR intitolata “Rivoluzione verde e Transizione ecologica” e, più nel dettaglio, la Componente 1, Misura 1 che si pone il principale obiettivo di “migliorare la capacità di gestione efficiente e sostenibile dei rifiuti e il paradigma dell’economia circolare”.

Una strada lunga, disseminata però di moltissimi progetti preziosi.

In questa direzione va il progetto della comasca J. AND. C. COSMETICS che dalla sericina, una proteina derivante dalla purga della seta, riesce ad ottenere cosmetici di fascia altissima. Prodotti sostenibili ed ecologici per il lusso, grazie ad un macchinario sviluppato a fine Anni 90 che consente di recuperare il materiale di scarto riducendo costi di smaltimento del rifiuto che, seppur biodegradabile, è accumulato in quantitativi enormi.

Presentata invece al Salone del Mobile 2022, la collezione Barrique di Riva 1920 che dagli scarti delle botti della comunità di San Patrignano dà vita a preziosi arredi di design. Seduta Inverso, tavolo Wine Table: sono questi solo due degli esempi di nobilitazione del legno ormai esausto e usurato derivante dall’attività vitivinicola della Comunità.

Recycling, attention to the environment, recovery, social awareness, thinking about casks and people

Più innovativi ma sempre centrati sull’economia circolare saranno invece i Progetti sostenuti dal Bando Economia Circolare di Regione Lombardia – Edizione 2022: un interessante contributo, destinato alle Piccole e Medie imprese, pari al 40% delle spese sostenute fino a un massimo di 100 mila euro. Il bando uscirà a breve e attualmente se ne conoscono soltanto i principali criteri attuativi, quali le spese ammissibili: consulenza, attrezzature e programmi informatici, certificazioni ambientali e/o tecniche, ingegnerizzazione software/hardware, tutela della proprietà industriale, personale.

Bando Incubatore d’Impresa 2021: ecco le cinque start up vincitrici

Innovative e performanti: queste le qualità per cui le cinque start up vincitrici del Bando Incubatore d’Impresa 2021, promosso dalla Camera di Commercio Como-Lecco, si sono distinte tra le venti partecipanti. Svariati i settori di appartenenza delle nuove imprese, accomunate però da idee di business originali e dall’impiego, o sviluppo, di tecnologie digitali all’avanguardia per realizzare e offrire i propri servizi.

L’Istituto Nazionale di Linguistica Forense è un ente di ricerca e formazione che si occupa dell’analisi di testi, digitali e non, in ambito legale. Nel contesto del trasferimento tecnologico in campo umanistico, la start up sviluppa software linguistici basati su tecnologie innovative, utili alle scienze forensi come strumento d’indagine nella consulenza legale.

Guida automatica personalizzata: questa la proposta di Social Self Driving, azienda che si occupa dello sviluppo di software e hardware per guida autonoma e semi-autonoma. I sistemi messi a punto dall’impresa permettono di registrare la modalità di guida di un conducente, replicarne lo stile integrandolo alle proposte delle case costruttrici e condividerlo con altri utenti via Cloud.

Snapfit Tech Srl realizza, con materiali riciclati, un ufficio modulare portatile, utile per scongiurare le difficoltà derivanti dalla presenza di device eterogenei dai componenti non compatibili. Il sistema, composta da speaker, power bank, hotspot, adattatore e cable manager, permette quindi di ottimizzare tutte le postazioni lavorative, comprese quelle per smart working.

Il primo marketplace italiano a offrire il noleggio peer-to-peer di borse di lusso è stato creato da Sisterly. Il servizio, che persegue attraverso la condivisione degli accessori fashion l’obiettivo di una moda più sostenibile, mette a disposizione degli utenti un armadio virtuale potenzialmente infinito.

Discovery è invece un’applicazione con cui gli utenti possono scoprire discoteche vicine e di acquistare direttamente online biglietti per ingressi o eventi. Il portale, creando opportunità di rete per tutti gli attori dell’intrattenimento, si attesta inoltre a vetrina pubblicitaria per locali e artisti.

L’agevolazione della CCIAA, giunta alla dodicesima edizione, mette a disposizione di imprenditori, microimprese e PMI dalle idee originali dei voucher da destinare a un percorso di validazione del proprio business model, in affiancamento con un tutor, presso l’incubatore Como NExT.

Ageing@Work, un Progetto Horizon 2020 per l’invecchiamento attivo

Digital Innovation Lunch - Ageing@Work. Alcuni scatti.

Invecchiare è inevitabile, come lo sono tutti quei piccoli cambiamenti che accompagnano l’uomo nello scorrere degli anni. Una minore prestanza fisica, qualche disturbo muscolare di troppo, un nuovo assetto privato – o lavorativo – che potrebbe sfociare in un mutamento psicologico o sociale: tanti sono i fattori che potenzialmente possono ostacolare un “invecchiamento attivo”. Nel 2002, fu l’Organizzazione Mondiale della Sanità, a dare una definizione precisa di questo termine, descrivendolo come “il processo di ottimizzazione delle opportunità di salute, partecipazione e sicurezza per migliorare la qualità della vita delle persone che invecchiano”.

A distanza di dieci anni, sempre l’OMS racconta come, in Europa, il 30% dei lavoratori over 50 necessiti di adeguamenti urgenti sul posto di lavoro per scongiurare i rischi di pensionamento anticipato e invalidità lavorativa. Non solo problematiche nate da disturbi muscolo-scheletrici e difficoltà motorie, ma sempre più peso hanno tutte quelle variabili che possono intaccare il benessere mentale di un uomo o di una donna. Non a caso, la depressione è attualmente una delle cause più comuni per la quale viene riconosciuto questo tipo di invalidità.

Non solo: gli europei invecchiano, il cambio generazionale diviene sempre più lento, e si stima che nel 2030 il 30% della forza lavoro sarà composto da lavoratori di età compresa fra i 55 e i 64 anni. Uno spaccato chiaro, che fa emergere l’importanza sociale di un invecchiamento guidato, sano, orientato anche ad una maggiore produttività.

É esattamente in questo contesto che ha preso forma il Progetto Ageing@Work, finanziato dall’Unione Europea all’interno del programma HORIZON 2020. Un percorso che ha come obiettivo lo sviluppo di una suite di strumenti avanzati capaci di seguire il lavoratore nella sua routine, migliorandone la produttività a lungo termine grazie ad un approccio interdisciplinare che spazia dall’ergonomia, alla pianificazione delle attività, alla formazione. Soluzioni capaci di valutare le singole specificità dell’utente, quindi personalizzate, intelligenti, adattive.

Di questo Progetto e delle sue possibili applicazioni se ne è discusso anche lo scorso 7 aprile in un focus group a tema organizzato dal Digital Innovation Hub – Cdo Como, in collaborazione con C Quadra, società partner impegnata in consulenza e innovazione. Nel corso dell’incontro, nove imprenditori hanno sondato le reali difficoltà con cui si scontrano i lavoratori senior nelle piccole e medie realtà manifatturiere del territorio, analizzando poi quali contesti sarebbero pronti per le soluzioni proposte da Ageing@Work ma anche ipotizzando quali frizioni potrebbero sorgere tra il target di riferimento e gli strumenti tecnologici proposti. Tra i presenti, a condurre l’incontro, Franco Mercalli di MultiMed Engineers, referente di Progetto.

Nello specifico, in supporto alla salute fisica e mentale dei lavoratori over, questi strumenti di miglioramento della produttività saranno basati su tecnologie avanzate di intelligenza artificiale, AR, VR e assistenza virtuale, con particolare enfasi sulla gestione flessibile del lavoro, tematica oggi più che mai attuale dati anche i nuovi approcci aziendali nati durante la pandemia.

Questa suite sarà dunque comprensiva di uno strumento basato su AR e VR per aiutare il collaboratore più anziano nella collaborazione a distanza, uno strumento di formazione permanente basato sulle medesime tecnologie allo scopo di facilitare l’apprendimento di nuovi compiti e processi, altri strumenti pensati per condividere conoscenze ed esperienza tra risorse più giovani, lavoratori senior e viceversa. Non meno importante, Ageing@Work introdurrà un ambiente virtuale coach, sotto forma di agente conversazionale, che guiderà e supporterà l’utente nel lavoro quanto nella sfera più privata, dando così un supporto continuativo, garantendo massima discrezione.

Due i siti pilota che venderanno questi strumenti protagonisti: in Germania, sarà SIEMENS nei suoi stabilimenti a testare queste soluzioni, mentre in Spagna si cambierà contesto e si andrà in aziende ANEFA dedicate all’estrazione di aggregati silicei e calcarei.

Il tessile comasco punta alla sostenibilità

A Como fashion fa rima con green.  In un contesto in cui la sostenibilità si pone a pilastro dello sviluppo di settore, la città della seta, simbolo del tessile e portavoce del Made in Italy, non può che essere emblema di ricerca e avanguardia tanto nei processi di lavorazione che per peculiarità del prodotto.

Abbiamo già trattato del potenziale creativo del territorio e del recente status di “Città creativa Unesco”, riconoscimento ottenuto anche grazie al comprovato impegno verso l’ambiente. Infatti tra gli obiettivi di Como per i prossimi anni vanno annoverati gli interventi pianificati per qualificare il territorio a Sustainable Fashion District e le azioni di tutela a favore delle risorse, in particolare idriche, del piano Como for green water and textile landscape.

Con la collaborazione di tutte le realtà istituzionali, imprenditoriali e scientifiche c’è la volontà concreta di rendere Como la città della Moda Sostenibile

Costanza Ferrarini, Coordinatrice Progetto Como Città Creativa UNESCO

Upcycling, fibre naturali, lavorazioni ecocompatibili, ottimizzazione delle risorse: nel territorio sono molteplici i progetti green e le imprese che si contraddistinguono per scelte etiche. Percorsi innovativi attuabili da parte delle aziende con l’adozione sempre più incisiva di tecnologie digitali negli impianti produttivi.

Ne è esempio il progetto TRAME, già descritto in un articolo e giunto recentemente a conclusione. Top Digitex, Foodchain, Tessitura Uboldi Luigi e Sait hanno collaborato per introdurre la tecnologia Blockchain nel processo di produzione. Obiettivo: garantire una tracciabilità certificata che permette alle imprese di economizzare i consumi energetici e ai clienti di consultare tutte le informazioni su tessuti e lavorazione in totale trasparenza.

All’insegna della tracciabilità e sostenibilità di trattamenti e materiali anche per la Tintoria e Stamperia Lambrugo, che ha presentato il proprio percorso di efficientamento durante la 57° edizione di Filo, rassegna internazionale di filati e fibre svoltosi a Milano lo scorso febbraio. L’azienda, che vantava già il conseguimento di diverse certificazioni di ecosostenibilità, ora è in grado di recuperare calore dai processi di tintura e finissaggio e ridurre l’impatto della fase di stampa impiegando inchiostri green messi a punto con Aleph, altra realtà comasca.

Puntando il focus su materie prime e prodotti, recentemente il gruppo Ratti di Guanzate, già da tempo orientato a politiche di riciclo e riduzione dei consumi, ha reso noto il progetto By Nature: una cartella di 15 colorazioni di origine naturale derivate da fonti rinnovabili e totalmente biodegradabili. Ratti è inoltre uno dei firmatari di The Fashion Pact, coalizione di imprese fashion che pone tra i propri eco-obiettivi l’arresto di emissioni di carbonio, la tutela di risorse naturali e biodiversità, l’eliminazione della plastica nella produzione.

PROTO-PRINT: il macchinario innovativo made in Grandate

Da Regione Lombardia sono numerose le opportunità interessanti dedicate alle Piccole e Medie imprese che vogliono investire in innovazione. Abbiamo già in precedenza parlato di alcuni interessanti progetti realizzati grazie al Bando Soluzioni Innovative 4.0. Tra questi il progetto realizzato da Rebel Dynamics ®, una società di ingegneria estrema, che opera su sistemi robotici e di simulazione a cinematica parallela, sviluppando sia la parte meccanica che la parte software.

Altra opportunità è stata invece quella colta da FTEX srl, Società di Grandate (CO) che si occupa dello sviluppo e la prototipazione di macchine speciali per la stampa digitale. Grazie al Bando TECH FAST (finanziato con risorse del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale, risorse statali e risorse regionali) ha dato avvio al Progetto PROTO-PRINT.

L’iniziativa mira alla combinazione di differenti tecnologie innovative di prodotto e di processo al fine di provvedere allo sviluppo di un servizio completamente nuovo, mai esistito prima, in grado di fornire più rapida ed efficace risposta alle richieste dei Clienti. Obiettivo è lo sviluppo di un macchinario versatile e dalle proprietà adattive con la funzione di andare a realizzare test di stampa e prototipazioni su materiali anche molto diversi utilizzando lo stesso strumento.

Parallelamente, lo sviluppo di un database per la raccolta e l’elaborazione dei dati circa gli esiti dei test e delle sperimentazioni attivate, consentirà di andare a richiamare di volta in volta le informazioni più coerenti con la nuova richiesta, al fine di effettuare prime ipotesi di sviluppo sulla base delle esigenze individuate.

Avvio della fase di Assemblaggio di PROTO-PRINT

Soluzioni più rapide e precise, con un conseguente miglioramento nel posizionamento di mercato, l’eliminazione di passaggi all’interno del processo produttivo di FTEX a basso contenuto tecnologico e di competenze con il correlato miglioramento delle condizioni di lavoro dei dipendenti: sono questi i principali esiti attesi derivanti dalla realizzazione del Progetto PROTO PRINT che sta ora entrando nel vivo della fase di Progettazione.

Per rimanere aggiornati, è possibile visitare la pagina dedicata sul sito web dell’Azienda.

 

 

Random Power, finanziamento da 2 MLN. Obiettivo privacy e cyber security

Avevamo già parlato dell’intuizione di Massimo Caccia, Professore presso l’Università degli Studi dell’Insubria e CEO di Random Power, spin-off dell’Ateneo di cui parleremo oggi. Ricordiamo l’idea da cui tutto è partito: catturare impulsi elettrici endogeni causali e trasformarli in una sequenza di bit, assolutamente imprevedibile.

Che farsene? Creare chiavi crittografiche inviolabili, utilizzabili per la tutela della privacy e per la cyber security.

Un Progetto partito nel 2018, che ha raccolto da subito un grande consenso. In quell’anno era stato selezionato come “Breakthrough Project” durante la fase pilota del programma Attract, un’iniziativa di ricerca dedicata allo sviluppo di tecnologie rivoluzionarie per la scienza e la società, rientrante nel panorama di finanziamento Horizon 2020 della Commissione Europea. Un percorso in ascesa, che ha visto nel 2020 la vittoria della Start Cup Lombardia, menzioni d’onore e finanziamenti in successione. É proprio nel proseguire per questa strada, che ad inizio 2022, il programma Attract – ora arrivato alla seconda fase – ha premiato con due milioni di euro i prossimi step di ricerca.

Ad ora, si è arrivati allo sviluppo di una scheda elettronica capace di generare un flusso infinito di bit casuali, collegabile a qualsiasi computer, in grado di alimentare sistemi di sicurezza informatica e simulazioni numeriche. I prossimi traguardi saranno miniaturizzare il dispositivo, ora poco più piccolo di una carta di credito, integrarlo con funzionalità per il mondo IoT, arrivare a coprire le esigenze di sicurezza di un intero data center. 

Tematica oggi quella della privacy, sempre più scottante e difficile da garantire, data anche la potenza di calcolo sempre maggiore, capace di rendere vulnerabile una metodologia di sicurezza non aggiornata. Angelo Tagliabue, Rettore dell’Università dell’Insubria, ha sempre riconosciuto il potenziale di questo Progetto, frutto di un serio e costante lavoro di ricerca, nato da una grande intuizione incubata nei laboratori del polo scientifico comasco.

Se Random Power è un progetto basato sull’imprevedibilità, ritengo che potesse invece essere prevedibile il suo successo. […] Sono orgoglioso del risultato ottenuto dal team del Professor Massimo Caccia che, oltre ad avere grande prestigio scientifico, è capace di trasferire l’innovazione al servizio delle aziende e delle società.

Random Power coordina ora un consorzio Europeo di altissimo livello, in cui l’Italia spicca grazie anche al contributo dato dalla Fondazione Bruno Kessler, e dalle società SECO ed E4 Computer Engineering.

BEEpilot: a Lecco un laboratorio componibile di ricerca per l’edilizia

La sfida alla sostenibilità energetica e alla ricerca tecnica in ambito edile passa da Lecco, più precisamente dal cortile polo lecchese del Politecnico di Milano. La sede universitaria ha dato i natali a BEEpilot: un laboratorio rotante con cui ricercatori e professionisti di settore avranno modo di testare l’efficacia di materiali innovativi per il rivestimento dei fabbricati.

Acronimo di Building Energy Efficiency pilot, BEEpilot è un edificio prototipale modulare ideato e realizzato per testare le prestazioni termiche, acustiche e illuminotecniche dei prodotti edili di rivestimento. Imprese e ricercatori potranno valutare sul campo l’efficienza dei nuovi materiali applicandoli alla costruzione.

Il prototipo, in legno e assemblato a secco, potrà essere direzionato a piacimento, in modo da sottoporre a prova i componenti in svariate situazioni ambientali. Finalità di BEEpilot è dare possibilità alle imprese di determinare in un contesto avanguardistico le performance dei propri prodotti e offrire un servizio di assistenza specializzata che supporti le fasi di progettazione.

In questo modo sarà possibile sia verificare la conformità di nuovi materiali a standard e regolamenti che il grado di soddisfazione delle esigenze di mercato. L’attività di ricerca permetterà inoltre al team di BEEpilot l’eventuale rilevazione di lacune normative di settore.

BEEpilot si inserisce nel contesto del progetto europeo MEZeroE, Measuring Envelope systems for Zero Energy buildings, piattaforma ideata al fine di supportare la realizzazione di rivestimenti edili sostenibili di massima prestazione energetica.

Finanziato con i fondi del programma Horizon 2020, MEZeroE è un consorzio composto da enti di ricerca e società nazionali ed internazionali che cooperano per promuovere soluzioni edilizie innovative e standardizzate, garantendo alle aziende l’accesso a infrastrutture tecnologiche di alto livello.

Le finalità di MEZeroE vengono perseguite attraverso un servizio a 360 gradi che coniuga la messa a disposizione di ambienti di analisi efficienti, formazione tecnica specifica e consulenze di alto livello. Un ecosistema virtuale che vuole attestarsi a punto di incontro tra domanda e offerta, permettendo agli attori edili di sviluppare soluzioni innovative che rispondano alle esigenze di un mercato in continua evoluzione.

Droni, principali ricavi da sopralluoghi ed ispezioni. Del tutto emergente il segmento trasporto

È passato qualche mese, da quando vi raccontammo del Progetto tutto lombardo dedicato alla mappatura 4.0 degli scarichi che costeggiano le rive del Seveso. Progetto successivamente preso a modello e replicato anche per la creazione di una cartina geo referenziata dei fiumi Lambro e Olona. Protagonisti diretti di questo Progetto, i droni, incaricati di censire – ed eventualmente stanare – tutti gli scarichi in prossimità di questi corsi d’acqua. 

Modalità simili nell’operatività anche se in diverso ambito, vengono oggi portate avanti dalla startup elvetica SwissInspect, nata dal Laboratorio di ingegneria e dinamica dei terremoti del Politecnico Federale di Losanna, meglio noto come EPFL. Sempre cercando un’alterativa all’ispezione visiva convenzionale, il team ha sviluppato un nuovo sistema di monitoraggio per ponti, combinando l’ingegneria strutturale con la tecnologia dei droni. In collaborazione con lo Swiss Data Science Center, l’Azienda ha quindi messo a punto un sistema di analisi di elementi strutturali, sfruttando il potenziale dell’intelligenza e della visione artificiale. 

Non una semplice raccolta di dati: il lavoro del team di SwissInspect vuole essere una stesura di informazioni utilizzabili da ingegneri e proprietari di infrastrutture, così da permettere pianificazioni di manutenzione utili ed efficaci. Nel mirino crepe, scheggiature, efflorescenze, ruggine, al fine di arrivare ad una classificazione dei danni basati sulla fisica. Rilievi effettuati appunto da droni, i quali possono sicuramente muoversi con maggiore comodità e sicurezza tra piloni ed insenature, garantendo anche maggiore frequenza d’ispezione ed un eventuale “dialogo” con sensori applicabili direttamente alle strutture, restituendo una sorta di “certificato di salute strutturale”. 

Ispezioni che verranno sempre più frequentemente consigliate anche in conseguenza del cambiamento climatico. 

Questi sono solo alcuni esempi dell’uso che si sta facendo oggi dei droni. Tendenze confermate ad inizio mese anche dalla ricerca dell’Osservatorio Droni 2021/2022 della School of Management del Politecnico di Milano. Stando ai dati presentati, l’unico segmento che oggi, in Italia, genera fatturato nel mercato è quello costituito da droni medio/piccoli che svolgono attività a valore aggiunto in “settori tradizionali”, applicati principalmente in ispezioni e sopralluoghi per il 42% dei casi. A seguire, troviamo un 21% di utilizzo nel campo “sicurezza e sorveglianza”, mentre il rimanente viene sfruttato soprattutto per erogazioni in campo agricolo. Crescente l’interesse per queste tecnologie da parte della Pubblica Amministrazione (sempre un 42%), seguita da un 17% che impiega droni per la salvaguardia ambientale. 

Interessanti prospettive, anche se ancora del tutto emergenti, affiorano dal comparto del trasporto di merci e persone. Ad oggi, i casi applicativi censiti a livello globale sono solo 205, di cui il 93% riguarda il trasporto merce. Gli Stati Uniti si presentano come lo stato con maggiore interesse con 57 applicazioni. A seguire l’Italia che ne conta ben 21, seguita da Australia e Cina. 

Inaugurato un Laboratorio per il riciclo a Malpensa Fiere

Produzione all’insegna della circolarità: questo il tema di un recente articolo che ci ha permesso di citare alcune tra le aziende del territorio attualmente impegnate nella riduzione degli scarti, nel loro riutilizzo e nella generale riduzione dell’impatto ambientale.

Riciclabilità è anche la parola d’ordine da cui prende avvio l’attività di Multilab, il Laboratorio di sperimentazione multisettoriale per il riciclo inaugurato a Malpensa Fiere. Protagonista, ancora una volta, il Centrocot (Centro Tessile Cotoniero e Abbigliamento) di Busto Arsizio, Società con esperienza pluritrentennale che fornisce prove di laboratorio di tipo tecnologico, chimico, tintoriale, fino ad estendersi a test di tipo ecologico, protettivo, ecc.

Scopo del neo-nato Laboratorio è quello di andare a sviluppare nuove applicazioni, tecnologie innovative per il trattamento e lo studio per il riciclo, a sperimentare nuovi materiali, nuove materie prime seconde, non soltanto per il settore tessile, anche al fine di andare ad arricchire le competenze tecniche nelle imprese.

Le attività di ricerca si focalizzeranno, nel semestre di avvio, sul trattamento e il riciclo degli scarti derivanti dal tessile, dalla macinazione, al pretrattamento fino alla trasformazione dei tessuti post consumo. Altra attività del Laboratorio riguarderà la realizzazione di studi sui polimeri e compositi. Terza area di attività verterà poi il tema dell’Additive Manufacturing per la realizzazione di prodotti con l’utilizzo della stampa 3D. Infine, un’area di azione sarà dedicata alla biodegradabilità dei materiali tessili.

Con un occhio di riguardo per il tessile, settore su cui da sempre Centrocot ha investito, l’obiettivo principale è quello di andare a lavorare sul riciclo più in generale, in ottica appunto cross-settoriale: analisi dei materiali, risposta degli stessi a differenti temperature, prestazioni fisico-meccaniche, ecc.

Per tali scopi sono stati acquistati da Centrocot ed installati al Multilab anche due nuovi estrusori che verranno utilizzati principalmente per indagare il riutilizzo dei materiali polimerici termoplastici, insieme ad altre strumentazioni per analizzare le possibilità di recupero dei materiali tessili a fine vita, mediante processo termo-meccanico.

Un impegno concreto, quello del Centro di ricerca, per la circolarità delle filiere produttive con base nel territorio insubrico.

Dall’Università dell’Insubria, ecco un enzima capace di bio degradare la plastica

Per quanto se ne dica della plastica, si stima che entro il 2050 se ne produrrà globalmente oltre 30 miliardi di tonnellate. Nello specifico, andrà crescendo la produzione di PET, un polimero termoplastico dalle non trascurabili qualità: elevata resistenza meccanica e chimica, versatilità applicativa, prezzo competitivo. Un materiale presente trasversalmente in qualsiasi settore, ancora insostituibile per molti utilizzi: per intenderci, lo stesso materiale utilizzato per le bottigliette d’acqua. 

In questo contesto, coesiste la nota problematica dell’accumulo di micro plastiche nell’ambiente, con tutte le sue conseguenze annesse, dalla minaccia per gli ecosistemi acquatici all’impatto ormai dimostrato nella catena alimentare. É nel laboratorio “The Protein Factory 2.0” dell’Università dell’Insubria, che è stata trovata una via preferenziale per il risanamento dell’ambiente, grazie alla degradazione enzimatica del PET. 

Più nel dettaglio, il lavoro svolto dai ricercatori ha consentito di migliorare uno specifico enzima microbico – PETase – grazie ad un processo di ingegneria proteica. Analizzando quanto fatto nel mondo accademico sino ad ora sullo stesso tema, il team di ricerca ha riscontrato la mancanza di un flusso di lavoro efficiente per lo screening dell’attività delle varianti necessarie per migliorare questo enzima.

 

Graphical abstract tratto dalla pubblicazione “An Efficient Protein Evolution Workflow for the Improvement of Bacterial PET Hydrolyzing Enzymes”

Partendo da ciò, hanno trovato la strada per la sua ottimizzazione, ottenendo così un enzima evoluto – IsPETase, capace di depolimerizzare buona parte delle nanoparticelle di PET o scomporle in materiale ancora utile. Questo materiale trasformato, potrebbe essere utilizzato nella produzione di bio plastiche come di prodotti farmaceutici e disinfettanti, in un’attualissima ottica di riciclo aperto.

Il team di lavoro, composto da Valentina Pirillo, Marco Orlando, Davide Tessaro, sotto la supervisione dei professori Gianluca Molla e Loredano Pollegiani, hanno dimostrato come questo processo possa dare grandi risultati senza l’uso di prodotti chimici e senza l’utilizzo di alte temperature.

Utilizzando l’enzima così evoluto, alla concentrazione di 0.1 mg/mL in acqua e a 50 °C, è stato possibile recuperare in 2 giorni oltre il 25% dei principali costituenti delle micro particelle di PET e, addirittura, depolimerizzare l’80% delle nanoparticelle di PET in solo 1 ora e utilizzando 5 volte meno enzima.

Un perfetto esempio di come l’innovazione, la ricerca e le bio tecnologie possano fornire nuove soluzioni ai problemi sempre più pressanti della nostra società.

 

Per approfondire:
V., Pirillo, M., Orlando, D., Tessaro, L., Pollegioni, G., Molla, (2022) An Efficient Protein Evolution Workflow for the Improvement of Bacterial PET Hydrolyzing Enzymes. Int. J. Mol. Sci. 2022, 23, 264. https://doi.org/10.3390/ijms23010264