client-image
client-image
client-image
Home Blog Page 3

ALKIPAPER ™: dai residui della carta un materiale green alternativo alla plastica

Un’alternativa alla plastica e ai problemi derivanti dal suo utilizzo? In arrivo sul mercato un nuovo materiale completamente sostenibile. Si chiama ALKIPAPER™ e viene derivato dai residui della produzione della carta per il settore alimentare. La paternità del biocomposito innovativo è della startup Alkivio, società benefit nata dalla collaborazione tra l’Istituto Italiano di Tecnologia e Novacart, multinazionale della carta per uso dolciario con sede a Garbagnate Monastero, Lecco.

Ideato per essere biodegradabile, compostabile, ecosostenibile e colorabile, ALKIPAPER ™ viene sviluppato impiegando proprio gli scarti della produzione di Novacart. Una soluzione all’insegna dell’economia circolare, che permette alla multinazionale di economizzare sulla gestione del residuo industriale e alla neonata startup di proporre sul mercato un prodotto green altamente competitivo.

Alla base della produzione di ALKIPAPER ™ c’è un composto di carta, cartoncino e cellulosa che diventa un biocomposito in granuli. I pellet di Alkivio si attestano ad essere trattati senza difficoltà da tutte le aziende che producono oggetti in plastica perché adattabili a qualsiasi tecnica produttiva senza bisogno di modifiche degli impianti esistenti: stampa a iniezione, estrusione, termoformatura, soffiaggio e stampa 3D.

Il nuovo materiale garantisce performance analoghe a quella della plastica sia in termini tecnici che estetici e si presta all’impiego nei settori più disparati: dall’edilizia al packaging, dall’agricoltura al design, dall’animal care allo sport.

Nel corso del 2023 è prevista l’installazione dell’impianto industriale per la produzione su larga scala di Alkivio, attualmente con sede presso Novacart, proprio nelle immediate vicinanze della multinazionale della carta. Obiettivo la realizzazione di oltre 900 tonnellate annue di ALKIPAPER ™, materiale che, oltre ad essere totalmente green, sarà anche a km zero.

Dal filato di Granchio al Metaverso: Canclini e l’attenzione per sostenibilità e innovazione

Sostenibilità e innovazione nel tessile, temi affrontati davvero spesso su Osservatorio Innovazione.

Molti i protagonisti del distretto tessile comasco a cui abbiamo dato spazio, dalle Piccole Imprese attente alla ricerca di nuove materie prime, ad altre che investono nell’innovazione tecnologica dei propri macchinari: particolarmente virtuoso in entrambe le direzioni, il caso di Canclini, di cui vedremo meglio oggi.

Azienda nata nel 1925 e specializzata in tessuti di alta gamma, principalmente destinati alla camiceria, ha via via negli anni rafforzato la sua presenza sul mercato internazionale. Diversi i Brand ad oggi nel Gruppo: oltre a Canclini 1925, troviamo Blue 1925, Profilo Tessile, Mida 1975, Olimpia, Hausammann+Moos, Grandi & Rubinelli, spaziando dal cotone pregiato e al lino, fino alle fibre tecniche, al denim, ecc.

Immagine

Un gruppo che vanta ormai 100 anni di storia. Una storia che sempre più si tinge di green, grazie all’utilizzo di materiali sostenibili che le hanno consentito di ottenere numerosissime certificazioni: non solo ricerca di nuove e innovative fibre ma anche attestazioni circa la tracciabilità delle materie prime, anche in ottica di maggiore garanzia di riciclo. Da sempre attenta alla sostenibilità, annovera tra le numerose materie prime a basso impatto, molti eco materiali interessanti tra cui il TENCEL Lyocell ottenuto dagli alberi di eucalipto, l’ortica caratterizzata da morbidezza e resistenza al tempo stesso, traspirante come il lino e luminosa come seta, la canapa che dà vita a tessuti che proteggono dai raggi UV, dai campi elettrostatici, anallergici e antisettici, il bamboo in grado di assorbire l’umidità e di essere naturalmente antibatterico, il BEMBERG costituito dai peli corti attaccati ai semi di cotone e in grado di diventare un tessuto elastico e lucente, il granchio dalle innumerevoli proprietà igienico-sanitarie con un processo produttivo che si caratterizza per la frantumazione dei gusci dei crostacei provenienti dall’industria alimentare e la miscelatura con cellulosa.

Una ricerca continua che non si ferma però ai materiali e prosegue nella direzione della digitalizzazione, sino alle recenti sperimentazioni nel metaverso del lusso, con il lancio dei suoi primi token ufficiali dedicati ai Brand Ambassador: un Progetto, afferma Simone Canclini, AD di C.Tessile

[…] su cui occorre lavorare a lungo. Ci auguriamo di poter presentare i risultati sperati nei prossimi mesi. […] Il metaverso del lusso rappresenta una terra promessa di nuove relazioni digitali, mobili e sociali, che plasmeranno nei prossimi anni il nostro mondo. Siamo all’inizio dell’esplorazione di questa nuova frontiera e siamo aperti il contributo dei nostri partner. Per proseguire il cammino di sviluppo non dobbiamo mai smettere di investire.

Chiusure di anno in netta crescita con un +40% di fatturato per il 2022 sul 2021 è solo uno dei più lampanti segnali che la direzione intrapresa è quella giusta.

Dagli scarti del cotone una viscosa totalmente sostenibile

Filati di viscosa sostenibili al 100% grazie all’uso del cotton linter: la comasca Monvania scommette sulle materie prime derivate dallo scarto del cotone in alternativa alla polpa di cellulosa per la propria produzione tessile. Nessun albero tagliato e riuso dei rifiuti dalla coltivazione del cotone: una scelta all’insegna dell’economia circolare che non solo beneficia l’ambiente, ma permette la definizione di un filato dalle migliori qualità.

Specializzata nella nobilitazione di filati per il tessile dal 1970, Monvania negli anni è diventata un punto di riferimento del settore, sia in Italia che in Europa. Tre gli stabilimenti attivi dell’azienda, uno dislocato a Grandate, in provincia di Como, e due in provincia di Brescia. Una produzione diversificata, che soddisfa un ampio raggio di esigenze: gli articoli delle collezioni proposte spaziano dall’arredo all’abbigliamento, dalla maglieria al tessile tecnico.

Il linter di cotone è la peluria che, in seguito alla separazione delle fibre, resta attaccata al seme della pianta: un materiale di scarto dal quale è possibile ricavare cellulosa in purezza, morbida e luminosa. Una soluzione green all’abbattimento di alberi necessario alla produzione della polpa di legno, solitamente scelta per la creazione dei filati di viscosa.

Recentemente la viscosa da cotton linter realizzata da Jilin, fornitore di Monvania, ha ottenuto anche il primo riconoscimento green da parte della società Canopy, specializzata in audit, che gli ha attribuito la “maglietta verde” riconoscendone il bassissimo impatto ambientale.

Monvania non è l’unica realtà ad aver scelto di acquistare viscosa da linter di cotone per i propri articoli, ma ne risulta la maggior sostenitrice italiana. Una posizione assunta non solo a favore dell’ambiente e della sostenibilità, ma anche per promuovere le peculiarità tecniche del materiale, che risulta avere un filo più bianco, una maggiore corposità e una lucentezza più elevata.

L’azienda comasca non solo si impegna nella scelta di materie prime green, ma anche nella definizione di processi produttivi dal minor impatto ambientale grazie all’impiego di pannelli fotovoltaici, all’inverterizzazione delle macchine e all’impiego di basse percentuali di oli vegetali.

Tessile: la narrazione del Made In Italy oggi passa dalla tracciabilità

La scorsa settimana ha avuto luogo Milano Unica, evento di riferimento internazionale dedicato al tessile e all’accessorio di alta gamma. Dalla cerimonia d’apertura in avanti, due sono state le parole che hanno accompagnato i visitatori in questi giorni di fiera: tracciabilità e blockchain. Un connubio di cui spesso abbiamo raccontato qui su Osservatorio, specificatamente declinato al comparto tessile.

Sì è parlato di trend per il futuro, di intelligenza artificiale e di tutte le sue possibili applicazioni, soprattutto si è parlato di blockchain e di “tracciabilità come game changer”: questa la via per valorizzare al meglio il Made In Italy oggi. Non solo qualità e creatività dunque, ma anche trasparenza: uno dei lasciti della pandemia è stata infatti una forte accelerazione verso la sostenibilità, aspetto verso il quale il consumatore finale si mostra sempre più attento e consapevole.

La filiera tessile in Italia ha portato avanti più che negli altri Paesi questo impegno, riuscendo a differenziarsi. Non solo materie prime certificate o lavorazioni a minor impatto ambientale: la tracciabilità diventa una narrazione che prosegue per tutta la filiera, sino ad arrivare all’orecchio del consumatore. Racconta il Made In Italy sotto una nuova prospettiva, diventando uno strumento di promozione potente. Secondo Sergio Tamborini, Presidente di Sistema Moda Italia e C.E.O. presso Ratti S.p.A., in un futuro non molto lontano il prodotto tessile vedrà l’introduzione del proprio Passaporto Digitale, forse richiesto addirittura dalla normativa europea.

Altro tema di grande attualità chiacchierato tra gli stand a Rho Fieramilano, è stata la condivisa esigenza di formazione qualificata. Nei prossimi anni, serviranno dai 60mila ai 90mila addetti di settore, soprattutto figure tecniche. Importante sarà garantire un passaggio generazionale: il processo di innovazione avviato in tutto il comparto, dovrà avere presto nuovi interlocutori. Ma non solo: dovrà anche esserci una digitalizzazione distribuita orizzontalmente lungo tutta la filiera, rafforzata da un dialogo tra piccoli e grandi attori, al fine di difendere in sinergia il nuovo Made In Italy. 

La moda non è solo sfilate, ma anche tecnici e artigiani, in tutti i suoi comparti. Dobbiamo riavvicinare i giovani alle nostre aziende

Queste le parole di Ercole Botto Paola, Presidente di Confindustria Moda. Non per nulla, diverse sono state le realtà che hanno presentato in fiera programmi di formazione dedicati proprio alle nuove generazioni. Un esempio, il Progetto Academy avviato da Clerici Tessuto, storica azienda di Grandate specializzata in tessuti di lusso. In collaborazione con Regione Lombardia e con l’Istituto Superiore Starting Work di Como, l’opportunità di formazione si concretizza in un periodo di apprendistato di sei mesi all’interno dell’Azienda, finalizzato al conseguimento di un diploma IFTS in “Tecniche per la Realizzazione Artigianale di Prodotti del Made In Italy”. Il programma didattico, costruito ad hoc, spazierà dalla chimica alle tecnologie produttive, dal marketing alle metodologie di gestione di un archivio storico. 

Presente a Milano Unica, anche il Gruppo Colombo Tessili di Fino Mornasco, che ha concluso il 2022 con non poche soddisfazioni. Oltre a festeggiare il 75esimo anniversario del suo Brand Its Artea, vanta la produzione di tessuti che cambiano colore in acqua, alla luce o al calore; altri che modificano nel tempo il loro aspetto, lavaggio dopo lavaggio, o ancora tessuti che mantengono la temperatura corporea in quanto trattati con il grafene – fornito da un’altra società comasca, Directa Plus – rigorosamente prodotto senza additivi chimici. Una proposta che soddisfa una domanda più casual e dedicata al tempo libero, fatta da tessuti speciali, dalla grinta URBAN ma dallo spirito GREEN. Obiettivo nel medio termine del Gruppo, ottenere la certificazione BCorp, per poi, chissà, puntare sulla tracciabilità di prodotto.

Giunge al termine il Progetto Your Break 4.0: pausa caffè innovativa da Senna Comasco

Ci capita spesso di accennare a Progetti realizzati grazie all’accesso a Bandi di Finanziamento finalizzati a stimolare l’innovazione nelle Piccole e Medie Imprese. Ne abbiamo parlato recentemente, in occasione della chiusura del Progetto PROTO-PRINT avviato da FTEX srl, Società di Grandate (CO) grazie al Bando TECH FAST di Regione Lombardia.

Altra opportunità molto interessante è offerta ogni anno dalle Camere di Commercio: si tratta dei Voucher Digitali Industria 4.0, che per il 2022, sono stati finanziati da Regione Lombardia insieme all’Unione delle Camere di Commercio e articolati in due distinte versioni, la versione Voucher Digitale I4.0 BASE Lombardia 2022 e la versione Voucher Digitale I4.0 AVANZATO Lombardia 2022.

Ed è grazie alla prima versione (BASE) che la Società Brioservice Srl di Senna Comasco specializzata nella distribuzione automatica di bevande ed alimenti, ha potuto avviare accompagnata da C Quadra un deciso percorso di innovazione e digitalizzazione che ha portato allo sviluppo di una macchina per bevande e snack interattiva e 4.0.

I distributori di Brioservice si caratterizzavano per la presenza di tasti per la selezione delle bevande e di uno schermo LCD di piccole dimensioni per la visualizzazione di informazioni di base (credito, zucchero, esecuzione ordine, ecc). Grazie alla realizzazione del Progetto “Your Break 4.0” sono stati oggetto di un generale e marcato revamping.

Studio e proposta colore preliminare della nuova dell’interfaccia

Il Progetto ha preso avvio con un’analisi del flusso che portava dall’inserimento del credito, alla selezione della bevanda, sino all’estrazione dell’ordine. Evidenziate le criticità principali, si è andati a ridefinire, dapprima graficamente e successivamente in termini di sviluppo vero e proprio, tutti i flussi di navigazione in modo tale da un lato di ottimizzarli nella risoluzione delle criticità di cui sopra e dall’altro lato da prevedere spazi in cui inserire video e/o contenuti speciali per l’utente.

La definizione grafica ha infatti portato alla realizzazione di una pagina di stand-by costituita per metà dai classici contenuti di una macchinetta del caffè (selezione bevanda) e per metà dai contenuti speciali. Contenuti che divengono poi a schermo intero nella fase di attesa della preparazione ed estrazione del prodotto. Lo schermo, inoltre, è ora touch capacitivo da 17 pollici in 4/3 per una migliore fruizione dei contenuti aggiuntivi di “Your Break 4.0”.

Mini Video-giochi, contenuti video, le ultime notizie, proposte di attività per il dopo lavoro, magari anche offerte in convenzione dall’Azienda che deciderà di installare i nuovi distributori: piccoli ma efficaci strumenti di welfare aziendale, che vanno ad arricchire la pausa dei dipendenti.

Grazie poi alla realizzazione di un’analisi volta a individuare quanto sul mercato, è stato poi selezionato un Raspberry: un vero e proprio mini-computer che grazie ad una porta seriale può essere connesso alla rete aziendale mediante un cavo o, più in generale, ad internet mediante l’inserimento di una sim ed un modem.

Sarà così ora possibile andare a visualizzare la macchina da remoto, verificarne lo stato, attivare alcuni comandi di controllo, quali il lavaggio della macchina stessa, ma anche andare ad inviare o condividere i contenuti che si decide di proporre di volta in volta.

Biocrab: dal carapace dei crostacei una carta da parati ecologica e sostenibile

Una carta da parati con gli scarti della pesca? Ci ha pensato Tecnofinish, azienda di Cantù che dal 1980 si occupa di nobilitazione tessile per l’arredamento. La realtà brianzola, da sempre sensibile alle problematiche ambientali, ha brevettato Biocrab: processo atto alla trasformazione dei rifiuti alimentari ittici in prodotti biodegradabili perfetti per i wallcovering.

Innovazione, ecosostenibilità ed economia circolare: l’attività di Tecnofinish, che vanta anche un reparto interno di ricerca e sviluppo, si basa su questi pilastri. L’intuizione di riutilizzare scarti di origine naturale afferente alla filosofia green aziendale sta alle spalle dell’ultima scoperta, ma anche di precedenti progetti aziendali.

Biocrab permette l’estrazione della chitina dal carapace dei crostacei, una bioplastica dalla quale è possibile ricavare il chitosano, un film biodegradabile che può essere impiegato per la carta da parati, ma si presta anche all’ambito del food packaging e dell’agricoltura o, ancora, al settore alimentare e bio-medicale. Il riciclo alla base del processo di produzione del nuovo materiale rappresenta anche una risposta alle problematiche legate all’inquinamento generato dall’ampia mole di scarti ittici, 7 milioni di tonnellate all’anno, e agroalimentari.

Fedele alla filosofia del riciclo e della rigenerazione anche il brevetto Bio-Mais relativo alla realizzazione di una carta da parati totalmente prima di plastiche e biodegradabile al 94% partendo dagli scarti del mais. Il film, ricavato con tecnologie innovative in ambito di amidi, cellulose e colorati a base di lattice, garantisce performance analoghe a quelle dei classici pannelli decorativi in PVC risultando però compostabile e di bassissimo impatto ambientale.

La volontà di individuare soluzioni produttive ecosostenibili si evince anche dalla scelta di aderire al GRS – Global Recycled Standard, standard internazionale che certifica la realizzazione di prodotti tessili partendo da materiali di riciclo, così come dal brevetto di EcoFire GG 77, prodotto organico derivato dalle cellule di cloro presenti in alcuni pesci e impiegabile per rendere ignifughi tessuti e carte da parati.

Redaelli 1893: dal velluto alla pelliccia sintetica di nuova generazione

Redaelli 1893 è una Società lecchese, leader mondiale nella produzione di un materiale sontuoso e stravagante: il velluto. Quella che inizialmente nacque come un’Attività a conduzione famiglie sulle rive del Lago di Como, oggi vanta una lunga storia di creatività ed expertise, tanto da essere assimilata nel 2012 dal Gruppo Marzotto al fine di diversificare ed ampliare la proposta merceologica del colosso vicentino. La famiglia Redaelli è rimasta però in Azienda, trasmettendo know how e competenze, sia per la parte produttiva quanto per la confezione di un tessuto così complesso.

Velluto, ma non solo: anche tessuti tecnico-sportivi e stoffe per interni, prodotti accomunati da un’indole sostenibile ed un’eccellente resistenza. E un nuovo prodotto su cui puntare: la pelliccia sintetica. Sono state presentate infatti per la stagione AI 23/24, fake fur di diverse lunghezze, capaci di replicare fedelmente per estetica e densità quelle vere, versatili e completamente personalizzabili grazie a dedicate tecniche di stampa, spazzolatura, tamponatura e goffratura.

Redaelli x Bianca Cedrone | http://www.redaellivelluti.it/news/redaelli-bianca-cedrone/

Una tipologia di produzione nata da un’evoluzione delle laboriose tecniche di tessitura del velluto: oggi, il prodotto “fake fur” incide sul fatturato per il 5%. Obiettivo della Società, sarà triplicare questa percentuale entro il 2025.

Sono proprio le infinite possibilità di personalizzazione che rendono questo prodotto appetibile sul mercato: Inghilterra, Francia e USA i Paesi che ne hanno maggiormente compreso a pieno le potenzialità creative. Redaelli 1893 abbina procedure produttive tradizionali a tecnologie d’avanguardia, spaziando dalla lana alle fibre sintetiche, alla viscosa al mohair. Lanciato da poco un servizio di consulenza dedicato ai Clienti diretti, al fine di esaltare al meglio le qualità del prodotto durante la procedura di confezionamento. Alcune lavorazioni richiedono molto tempo, tanto da permettere di creare solo due metri di velluti all’ora: è quindi bene trattare con le dovute accortezze questi lavorati. 

Nel 2020 a causa della pandemia, la Società ha perso il 35%, recuperando solo il 12% nel 2021: importante ricordare come velluti e fake fur sono prodotti “mono stagione”. La vera ripartenza sarà quindi prevista per l’AI 23/24: da capire quanto impatto avrà sulle previsioni aziendali l’aumento dei costi che ha caratterizzato il 2022. L’esclusività dei velluti Redaelli non si esaurisce con il prodotto di per sé, ma continua anche nei metodi di produzione: vengono adottate sì tecnologie di ultima generazione al fine di ridurre l’impatto ambientale; il velluto però, essendo tanto complesso e lungo da produrre, incide quasi cinque volte di più nei consumi rispetto agli altri tessuti.

Taglia il traguardo il Progetto PROTO-PRINT: il macchinario innovativo made in Grandate

Abbiamo già accennato in un precedente articolo del Bando TECH FAST di Regione Lombardia quale interessante opportunità dedicata alle Piccole e Medie imprese che vogliono investire in innovazione. Accennammo in quell’occasione al Progetto PROTO-PRINT avviato da FTEX srl, Società di Grandate (CO) che si occupa dello sviluppo e la prototipazione di macchine speciali per la stampa digitale.

L’iniziativa, che mirava alla combinazione di differenti tecnologie innovative di prodotto e di processo al fine di provvedere allo sviluppo di un servizio completamente nuovo, mai esistito prima, in grado di fornire più rapida ed efficace risposta alle richieste dei Clienti, è giunta finalmente al termine lo scorso mese di novembre.

Obiettivo prefissato e raggiunto è stato lo sviluppo di un macchinario versatile e dalle proprietà adattive con la funzione di andare a realizzare test di stampa e prototipazioni su materiali anche molto diversi utilizzando lo stesso strumento.

Sei tipologie differenti di inchiostri, collegati a cinque differenti testine di stampa, a loro volta combinate con un’elettronica unica dedicata, un software per la stampa ottimizzato per la selezione delle possibili combinazioni di inchiostro-testina, un sistema di visione sviluppato nel corso di un precedente progetto di R&S. A corredo, un Database opensource per la raccolta e l’elaborazione dei dati circa gli esiti dei test e delle sperimentazioni attivate, che consente di andare a richiamare di volta in volta le informazioni più coerenti con la nuova richiesta, al fine di effettuare prime ipotesi di sviluppo sulla base delle esigenze individuate.

Il macchinario consente ora a FTEX di trovare soluzioni più rapide e precise alle esigenze specifiche dei Clienti. Un macchinario e un database che divengono centrali nel processo produttivo dell’Azienda, con ricadute sia industriali che economiche immediate.

Cristiano Guarisco, responsabile test e ottimizzazione processi, con Marco Fontana, responsabile di progettazione e prototipazione. A sinistra, il macchinario PROTO-PRINT

La possibilità di effettuare test e realizzare prototipi in tempi brevi, più agevolmente e in maniera flessibile consente e consentirà infatti di registrare non trascurabili risparmi in termini di tempo e risorse impiegate. Tempi ridotti per l’esecuzione del test, inoltre, consentono di avvicinare un maggior numero di potenziali Clienti che otterranno, con esiti pressocché immediati, i risultati delle prototipazioni richieste.

Per saperne di più, è possibile visitare la pagina dedicata sul sito web dell’Azienda.

FUTURA, la carta effetto denim prodotta con gli scarti

Albini Group è stato più volte fonte di ispirazione per questo osservatorio. Ne abbiamo parlato in occasione del premio CNMI Sustainable Fashion Awards 2022 assegnatogli per Grounded Indigo, la tintura dell’indaco naturale e sostenibile. Ma ne abbiamo parlato anche in occasione della notizia circa lo sviluppo di BIOFUSION®, il progetto dedicato alla coltivazione controllata dei materiali e alla produzione di un cotone biologico tracciabile scientificamente. Non ultimo, ai tempi della “corsa ai ripari” stimolata dal diffondersi dell’emergenza pandemica, lo sviluppo di ViroFormula, il tessuto antivirale realizzato con l’impiego della tecnologia Viroblock.

Costante l’impegno del Gruppo bergamasco per l’innovazione e la sostenibilità.

Oggetto dell’ultima scoperta del think thank ALBINI_next costituito nel 2019 per la ricerca e lo sviluppo di soluzioni altamente innovative a vario titolo correlate al tessile, è la realizzazione di un ambizioso progetto di economia circolare.

In partnership con Fedrigoni, leader globale nella produzione di carte speciali per packaging di alto livello e altre applicazioni creative, prende vita FUTURA: una carta composta per il 25% da scarti della produzione tessile. Un Progetto di up-cycling concreto e di altissimo livello che si contraddistingue per il marcato focus sul benessere dell’ambiente.

Avvio del Progetto, è innanzitutto la selezione di scarti e sotto-prodotti della produzione di Albini Group.

Gli scarti selezionati, vengono sminuzzati, fino ad essere integrati nel processo di produzione della carta. Il risparmio nella quantità di cellulosa vergine è notevole: basti pensare che ben il 25% della nuova carta è costituita dal materiale recuperato da Albini, che sarebbe altrimenti destinato allo smaltimento. Prodotte in questa prima fase di avvio 3 tonnellate di carta grazie all’utilizzo e alla re-immissione in un nuovo processo produttivo di circa 950 kg di scarti.

FUTURA, questo il nome dato a questa innovativa carta “effetto denim”, è stata poi utilizzata per la costruzione dei cataloghi della collezione Denim di brand Albiate 1830, brand indirizzato ad un pubblico giovane, con anima ribelle, leader dei tessuti streetwear luxury.

Startcup Lombardia 2022: selezionati i progetti vincitori

Startup with young man in the night

È giunta al termine l’edizione 2022 del concorso Startcup Lombardia, competizione rivolta alle start up innovative regionali che punta a valorizzare l’operato dei più promettenti giovani ricercatori del territorio, favorendone la crescita imprenditoriale. Il concorso, ideato dalle Università e dagli Incubatori universitari lombardi e promosso da Regione Lombardia, nasce proprio con l’intento di favorire lo sviluppo di imprese e sostenere la potenzialità economica dei progetti high tech nati in ambito accademico.

Un’opportunità di grande spessore che non solo eroga alle start up selezionate un premio in denaro, ma garantisce visibilità ai partecipanti e permette ai vincitori di candidarsi al Premio Nazionale dell’Innovazione, la più importante business plan competition d’Italia, giunta alla XX edizione e di cui avevamo dato notizia lo scorso anno.

Tra i vincitori di Startcup 2022 anche la realtà lecchese Rehabilia Technologies, spin-off del Consiglio Nazionale delle Ricerche, che si è aggiudicata il premio speciale Social Impact “per l’impatto positivo sulla società, le persone e le comunità” del progetto Phicube. L’ingegnoso dispositivo robotico è destinato alla riabilitazione neuromotoria dei più piccoli e si caratterizza per adattabilità e flessibilità.

Il progetto lecchese nato per la fisioterapia degli arti superiori è stato progettato in modo da essere ampiamente personalizzato sulla base delle esigenze dell’utente. Questa peculiarità, sommata alla portabilità, rende Phicube un prodotto inclusivo, atto a promuovere autonomia e coinvolgimento. Le tecnologie di data analytics del dispositivo permettono inoltre di monitorare in modo puntuale l’andamento delle cure e definire i trend riabilitativi.

Altri cinque i progetti selezionati dal comitato presieduto da Regione Lombardia. Per la categoria ICT & Services vince Archygram, realtà che impiega l’Intelligenza Artificiale per lo sviluppo di servizi in ambito architettonico. Il progetto di SIEve dell’Università degli Studi di Bergamo, volto al trattamento delle acque reflue con un materiale ecosostenibile ingegnerizzato sui principi dell’economia circolare, si aggiudica il premio per CleanTech & Energy. La piattaforma informatica innovativa per l’analisi genomica di GenoGra, progetto del Politecnico di Milano, vince per Life Sciences & MedTech. Infine per la categoria Industrial Technologies è stata selezionata Enigma, progetto del Dipartimento di Energia del Polimi che con un codice fisico realizzato con inchiostri nanoingegnerizzati certifica l’autenticità dei documenti.

Oltre a Rehabilia Technologies altri due progetti hanno ottenuto riconoscimenti speciali: premio Sostenibilità a FiberEUse Tech che tramite sistema cyber-fisico sviluppa un sistema di riciclo meccanico per compositi in vetroresina; menzione speciale a Cardio Computing per la realizzazione di un nuovo standard per automatizzare e standardizzare il planning delle procedure percutanee cardiovascolari.