La nuova piattaforma digitale “Water To Food” rappresenta la strategia di comunicazione dei risultati legati al progetto di ricerca CWASI – Coping with water scarcity in a globalized world – finanziato dall’European Research Council e guidato da Francesco Laio, professore di idrologia presso il Politecnico di Torino. 

Il progetto CWASI, conclusosi nel 2020, ha affrontato il problema della globalizzazione delle risorse idriche, concentrandosi sul suo consumo ed utilizzo nella produzione alimentare. Tra i numerosi obiettivi, gli sforzi di ricerca si sono focalizzati anche sull’analisi dell’impronta idrica dell’agricoltura e sulla dinamica dei flussi di “acqua virtuale” associati al commercio globale dei prodotti. 

Il tutto, al fine di avere un quadro completo e dati interessanti per un’esatta valutazione dell’uso dell’acqua per la produzione nello spazio e nel tempo, diversi prodotti alimentari cruciali, secondo l’indicatore Water Footprint. 

Water To Food, vuole essere punto di riferimento per altri ricercatori, ma più di tutto, vuole mettere a disposizione della società i dati riguardanti l’acqua virtuale sopracitata, ovvero l’acqua che, prelevata da una nazione per coltivare e lavorare un determinato bene, si sposta dal posto di produzione al posto di consumo”. 

I dati raccolti dal 2015 nel corso del progetto CWASI, hanno contribuito in modo rilevante ad arricchire ed aggiornare la letteratura sul tema. Solo dopo, la decisone di raccoglierli su questa piattaforma, rielaborandoli per essere fruibili ad un ampio target, grazie alla loro organizzazione in infografiche interattive.

L’idea di divulgare sotto questa forma i risultati ottenuti, è nata da Benedetta Falsetti, Carla Sciarra e Marta Tuninetti, tre giovani ricercatrici del Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente, del Territorio e delle Infrastrutture del Politecnico di Torino. Durante l’ultimo anno, hanno lavorato al fianco di un team di esperti in comunicazione, cercando una via per passare informazioni complesse in maniera semplice ed immediata. 

Water To Food è pensato proprio per chi, essendo curioso ed attento su questi temi e volenteroso di ridurre l’impatto sulle risorse idriche della sua dieta, possa accedere in maniera rapida e facile ad un vasto database di informazioni, che possano aiutare nella scelta degli acquisti e promuovendo così un consumo di acqua più sostenibile…

Un esempio: sapete quanti metri cubi d’acqua virtuale si porta dietro l’acquisto – in Italia – di un frutto kiwi proveniente dal Sudafrica, piuttosto che dal Cile? Stiamo parlando di 7.324 metri cubi per il primo, a di 5.487.240 metri cubi per il secondo (dato 2016).

Ovviamente esistono relazioni complesse tra i fattori che determinato l’impronta idrica e possono dipendere dal clima come dalle pratiche agricole più o meno all’avanguardia, ma anche da cambiamenti demografici e dalle dinamiche di mercato. Tutti aspetti che sono stati indagati grazie al progetto CWASI.

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