Come sappiamo, il settore agricolo in Italia rappresenta una risorsa importante per il Paese: oltre a contribuire al 2,1% del PIL, impiega circa il 4% della popolazione. Da tempo, questa categoria evidenzia alcune criticità, e mai come oggi questo dibattito finisce in prima pagina sui giornali. L’adozione di pratiche agricole più sostenibili, la minimizzazione degli sprechi, la conservazione delle risorse e l’innovazione tecnologica – che spesso fatica ad essere implementata – si scontrano con i cambiamenti climatici in corso, la continua degradazione del suolo e le direttive europee che non sempre trovano il favore dei lavoratori coinvolti.

In questo contesto, dove l’obiettivo finale comune è quello di accompagnare l’agricoltura verso una transizione più ecologica, si colloca il Progetto STAR – SusTainable AgricultuRe. Tale iniziativa mira a sviluppare sistemi molecolari capaci di migliorare l’efficacia di alcuni agrochimici, consentendo così un loro dosaggio significativamente più basso nei campi. Con lungimiranza, Silvia Gazzola, ricercatrice presso il Dipartimento di Scienza e Alta Tecnologia dell’Università dell’Insubria e responsabile del Progetto, punta a soddisfare le esigenze degli agricoltori preservando allo stesso tempo la salute del pianeta e delle persone.

“L’erbaccia ha diverse barriere che rendono molto inefficiente l’assorbimento degli erbicidi…” spiega la ricercatrice, semplificandone il concetto. “Se l’erbaccia in questione ne deve assorbire 10 grammi per essere effettivamente estirpata, ora bisogna applicarne 100 grammi per fare in modo che almeno 10 ne vengano assorbiti… I restanti 90 grammi sono costi e inquinamento inutili. […] Crediamo che il progetto STAR renderà effettivamente più efficienti gli agrofarmaci nel controllo delle popolazioni di erbe infestanti che rispetterà le restrizioni europee derivanti dalla salvaguardia del nostro pianeta”.

Il Progetto STAR ha ottenuto un sostegno economico significativo grazie al FISA – Fondo Italiano per Scienze Applicate, arrivando tra i 30 Progetti selezionati su quasi 500 in lizza. Questo finanziamento, pari a un milione di euro usufruibile in quattro anni, sarà utilizzato per condurre le ricerche necessarie nell’ambito specifico del Progetto.

Presso la sede comasca dell’Università dell’Insubria, verranno impiegati un dottorando e diversi ricercatori per sostenere e promuovere gli obiettivi stabiliti. Si prevede sia una fase di test in laboratorio in Germania, sia una fase successiva, in campo, in Italia. Cruciale, la collaborazione con il ricercatore David Barber, membro della Weed Control Think Tank presso la Bayer AG, Divisione Crop Science, di Francoforte sul Meno.

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