Abbiamo più volte parlato di plastiche e microplastiche e di come queste sostanze che danneggiano le nostre acque fino a minare l’ecosistema acquatico e, di riflesso, la salute dell’uomo, stiano spesso innescando progetti innovativi di recupero.
È questo il caso del Progetto attivato qualche anno fa dall’Università di Trieste e Bolzano che ha portato allo sviluppo e al successivo brevetto di un biopolimero eco-compatibile utilizzabile nel settore edile come degno sostituto della lana di roccia o del poliuretano espanso, per l’isolamento termico o acustico.
O, ancora, il caso del Progetto del Gruppo Limonta che nel recuperare le plastiche presenti nel Lago di Como, puntava a produrre un filato di qualità grazie a un progetto di economia circolare.
A far parlare di sé è questa volta l’Università dell’Insubria che, con un gruppo di lavoro coordinato dal Professore Gianluca Molla del Dipartimento di Biotecnologie e Scienze della vita, ha dato avvio lo scorso ottobre ad un interessante progetto di recupero del rifiuto nocivo.
🌱 Al via il progetto #Pet2poly finanziato dal @mur_gov_ e coordinato dai proff. Gianluca Molla e Lorella Izzo per recuperare le #microplastiche da fiumi e laghi, trasformando il #Pet in materiali di alto valore. 🔗 https://t.co/X4gxl6yV4k #uninsubria #AmbienteSostenibile pic.twitter.com/PzJECqjGKm
— Uninsubria (@Uni_Insubria) December 5, 2023
Finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca, si configura come un lavoro di fruttuosa collaborazione tra l’ateneo insubrico e i CNR di Verbania e di Pozzuoli, ognuno attivo in una specifica fase di realizzazione del Progetto. Pet2poly è il nome dell’iniziativa che ha visto il gruppo coordinato dal Professor Molla, attivo nella produzione di un ceppo batterico in grado di convertire il microPet in vanillina, un composto di alto valore che consente poi la produzione di nuovi polimeri sostenibili, grazie alle sue proprietà antimicrobiche, oggetto di studio del gruppo Chimica dei Polimeri e catalisi sostenibile, coordinato dalla Professoressa Lorella Izzo.
Sarà invece compito del CNR di Verbania e, nello specifico, dell’Istituto di Ricerca sulle acque guidato dalla Dottoressa Rosa Zullo, l’ottimizzazione del processo di separazione delle microplastiche dalle acque di scarico degli impianti di trattamento acque siano essi urbani o industriali. Il CNR di Pozzuoli, o meglio, l’Istituto dei Polimeri compositi e biomateriali, coordinato dalla Dottoressa Valentina Marturano, sarà poi impegnato nell’utilizzo dell’acido vanillico estratto a seguito dall’attività insubrica, per la produzione di vescicole antimicrobiche per il rilascio di molecole quali aromi.
Ma Pet2Poly è anche molto altro: ampio spazio verrà dato infatti alla realizzazione di attività di sensibilizzazione della società tutta, per una cittadinanza più consapevole e attenta, più informata, al fine di consentire una gestione sempre più circolare e, dunque, sostenibile della plastica.