Realtà aumentata e moda: un binomio ormai assodato verso le quali un numero sempre maggiore di aziende si sta orientando, affidandosi alle nuove tecnologie ed esplorando, in particolare, le potenzialità del Metaverso.
Quello della moda è uno dei i settori che trae maggiormente vantaggio dalla realtà digitale e, appunto, dagli ambienti virtuali, che si offrono non soltanto come marketplace atti alla vendita di prodotti e servizi per utenti-avatar, ma anche come luoghi-non luoghi in cui promuovere l’offerta di prodotti e servizi a clienti reali.
Molti gli attori del panorama fashion internazionale che hanno già allestito sfilate, showroom o store negli spazi virtuali.
Tra i protagonisti di questa rivoluzione virtuale c’è Futureclo, startup di ricerca e sviluppo con sede a Gallarate che si occupa proprio della realizzazione di campionari digitali per l’abbigliamento. La giovane realtà, fondata da German Picco nell’estate del 2021, vuole offrire alle aziende soluzioni efficaci alle sfide digitali ed ecologiche che il settore si trova ad affrontare, proponendo un’alternativa in 3D alla produzione di articoli fisici.
Una “Phygital Fashion House” che si pone come ponte tra la moda fisica e quella virtuale, generando dei gemelli digitali iperrealistici di prodotti fisici, dei quali viene ricreato l’aspetto dei minimi dettagli.
Il processo virtuale è all’avanguardia, ma comunque fedele alla qualità propria del Made in Italy. Le fasi di sviluppo dei capi digitali replicano in digitale quelle della tradizione sartoriale: ricerca dei materiali, realizzazione di cartamodelli 2D, simulazione dei modelli con rendering 3D, fitting dei primi prototipi sugli avatar e virtual shooting con render fotorealistici e ambienti digitali.
L’abbigliamento 3D di Futurclo, che ripropone tutte le peculiarità tecniche e fisiche della texture dei materiali tessili reali, può essere direttamente venduto nel metaverso o anche proposto in alternativa ai campionari classici, sia in showroom virtuali che in negozi fisici.
Capi e prototipi virtuali al posto dei tradizionali per un processo produttivo più snello ed ecologico che da un lato permette quindi alle aziende di eludere i costi, gli sprechi e i problemi di stoccaggio correlati alle diverse fasi creative del fashion business, anche realizzando abbigliamento on demand, e dall’altro offrono l’opportunità alle case di moda di sfruttare i nuovi mercati di vendita virtuali.
Un potenziale, quello offerto dalla realtà 3D, che per il mondo fashion si traduce in ottimizzazione economica, ma anche in un’occasione di sostenibilità, altro tema sostanziale e focale per le strategie future di settore.
L’etica ambientale non passa esclusivamente dalla scelta di impiegare materiali biologici, dall’impegno alla trasparenza o dall’educazione al riuso, ma anche dalla riduzione degli sprechi correlati alla produzione, alla promozione e alla vendita dei capi di abbigliamento. Quale miglior modo di salvaguardare le risorse naturali se non realizzando prototipi e collezioni virtuali?