Dall’università di Barcellona arriva il primo test non invasivo che consente di effettuare lo screening del tumore al seno. Vincitore del premio James Dyson Award 2020, si tratta di un dispositivo biomedicale unico grazie ad alcune fondamentali caratteristiche che lo rendono diametralmente opposto allo screening tradizionale, l’esame mammografico.

Innanzitutto è indolore: Judit Giró Benet evidenzia infatti che tra le prerogative alla base della realizzazione del progetto, vi è proprio la scoperta di uno studio dal quale emergeva che circa la metà delle donne che non effettuano controlli per il tumore al seno, riportano quale principale motivazione il fastidioso dolore dell’esame mammografico.

In secondo luogo non è irradiante: l’esposizione annuale a radiazioni, è essa stessa causa di tumore.

È accurato: Benet, evidenzia come il 93,5% delle diagnosi di tumore al seno sono dei falsi allarmi (Dato Dipartimento Catalano della Salute).

In ultimo, ma non meno importanti: è low cost ed effettuabile a domicilio, rapidamente, con rilevanti effetti anche sulla riduzione dell’ansia. Niente lunghe liste d’attesa per effettuare l’esame e niente stressanti ed insostenibili attese per la diagnosi.

Come funziona? Basta introdurre un campione di urina all’interno della Blue Box. L’algoritmo basato sull’intelligenza artificiale, reagisce a specifiche sostanze contenute nelle urine (metaboliti) con un tasso di classificazione >95%.

Il primo step è creare un’utenza sulla Blue App. Si può procedere poi alla raccolta di un campione di urine da posizionare nella Blue Box. Premendo poi il tasto “Start” presente all’interno dell’App, verranno attivati 6 sensori chimici, che reagiranno a determinati biomarcatori. La reazione verrà poi inviata al Cloud di The Blue Box che darà avvio all’algoritmo AI. Successivamente, si riceverà la diagnosi, direttamente nell’App installata sul proprio cellulare.

Il percorso che ha portato alla realizzazione della Blue Box, parte nel 2017, quando Judit Giró Benet ha realizzato la sua tesi di laurea in Ingegneria Biomedica. E se il primo prototipo spagnolo costava 30€, è con il secondo prototipo, sviluppato da Benet ad Irvine, presso l’Università della California, che si è vista l’introduzione dell’Intelligenza Artificiale e il rafforzamento dell’obiettivo di distribuirlo a quante più donne, nel mondo.

Per il futuro, Benet intende innanzitutto brevettare la tecnologia di Blue Box e in secondo luogo, testarla su un maggior numero di pazienti.

 

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