Abbiamo evidenziato in un precedente articolo quanto possa essere utile la Realtà Virtuale ai fini dell’espletamento di attività formativa. La cosiddetta “esperienza sul campo” in ambienti rischiosi può essere infatti realizzata virtualmente. Nello specifico, avevamo parlato di come un visore in grado di simulare un evento rischioso come ad esempio un incendio, potesse essere un nuovo modo per fare formazione sulla sicurezza sul lavoro, più efficace ed interattiva.
Sempre più diffuso ora anche l’utilizzo dei visori di Realtà Virtuale in medicina. Già da qualche anno se ne annoverano le potenzialità, utilizzati per la riabilitazione, per alleviare dolore e paura: immergere il paziente in un ambiente favorevole, rilassato, positivo, aiuta a distendere i nervi, ridurre lo stress, rendere l’esperienza medica meno traumatica nei bambini, ma anche alleviare il dolore. Un esempio è TOMMI, un progetto realizzato da Softcare Studios, una startup italiana che si occupa di sanità digitale. Tommi è un’esperienza di gioco in realtà virtuale per i pazienti pediatrici, finalizzata alla riduzione di ansia e dolore durante trattamenti medici invasivi o comunque non facili da sopportare per un bambino.
Realizzato sempre in collaborazione con Softcare Studios, lo studio di cui parliamo oggi, è da attribuire però ad un team di ricercatori del Politecnico di Milano e, più precisamente, al Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria (Take Care Lab) guidato dal Professor Enrico Caiani. Insieme, hanno dimostrato come i visori di VR possano diventare strumenti utili per il monitoraggio di alcuni parametri nei pazienti, e, nello specifico, come sia possibile utilizzare i sensori contenuti nel visore (accelerometri e giroscopi) per poter misurare la frequenza cardiaca e respiratoria, senza l’utilizzo di ulteriori dispositivi indossabili o periferiche.
La ricerca, pubblicata su Sensor (rivista open source), dimostra l’acquisizione di dati di trenta volontari sani e a riposo, che indossavano un visore che stava proiettando immagini neutre, in diverse posture (seduto, in piedi e sdraiato).
Come è possibile? Stando a quanto emerso, il visore sarebbe in grado di rilevare battito e frequenza respiratoria misurando micro-movimenti della testa, non visibili ad occhio nudo e generati ad ogni battito cardiaco. A condizione di mantenere la testa ferma, sono stati raggiunti interessanti risultati, differenziati sulla base della posizione assunta dal paziente ed anche dal tempo di registrazione (30 secondi o 50 secondi). Migliori risultati per la stima della frequenza respiratoria da sdraiato, mentre per la stima della frequenza cardiaca l’affidabilità sale se il paziente è seduto.
Il progetto, ha così posto le basi per aprire a nuove opportunità di impiego della realtà virtuale, per la misurazione di parametri aggiuntivi, o anche misurare la reazione a stimoli differenti indotti andando a modificare just in time l’esperienza virtuale.
Per Approfondire:
Floris, C., Solbiati, S., Landreani, F., Damato, G., Lenzi, B., Megale, V., Caiani, E.G. (2020) Feasibility of Heart Rate and Respiratory Rate Estimation by Inertial Sensors Embedded in a Virtual Reality Headset, Sensors 2020, 20, 7168, https://doi.org/10.3390/s20247168