Quello della sostenibilità è un tema sempre più scottante, in particolare in ambito tessile. L’industria della moda vive un’evoluzione green e la tecnologia riveste un ruolo cruciale nel perseguimento degli obiettivi ecologici. I progetti innovativi sono all’ordine del giorno: impiego della blockchain per certificare capi e componenti, tracciabilità dell’intera supply chain verificata scientificamente, e, soprattutto, ricerca e sviluppo di filati alternativi quali quelli derivati da latte, marmo e legno.

La realizzazione di prodotti tessili richiede la messa in atto di processi estremamente inquinanti, sia per mole di risorse impiegate che per quantità di scarti generati. La ricercaSustainable polyethylene fabrics with engineered moisture transport for passive coolinga cura del Politecnico di Torino e del Massachussetts Institute of Technology (MIT) analizza queste tematiche e propone un’alternativa: la creazione di un nuovo filato tecnico sostenibile dal polietilene.

È concezione comune che i prodotti naturali siano anche i più ecosostenibili, ma lo studio pubblicato su Nature Sustainability dimostra che in ambito tessile questo preconcetto è spesso fallace. L’impatto ambientale di produzione, filatura, tintura, tessitura, così come del semplice processo di lavaggio per materiali quali cotone, lino o seta è fortemente impattante a livello energetico. Inoltre tali tessuti una volta colorati risultano anche difficilmente riciclabili.

Tacciato di nocività per l’ambiente, a conti fatti la produzione di tessuti colorati in polietilene ha un impatto ambientale inferiore del 60% rispetto a quelli in cotone”

Svetlana Boriskina, MIT

A differenza di quanto accade per le fibre naturali, contraddistinte da componenti chimico-fisiche non controllabili, le microfibre dei tessuti tecnici permettono interventi di ingegnerizzazione mirati alla modellazione delle loro caratteristiche, consentendo la realizzazione di tessuti più performanti.

Lo studio del Politecnico di Torino e del MIT ha dimostrato che il polietilene è un materiale alternativo alle fibre naturali valido in termini di sostenibilità e proprietà: oltre all’inferiore impatto ambientale ed economico della sua produzione, la peculiarità della sua struttura ne permette di modificare qualitativamente le caratteristiche meccaniche, termiche e ottiche.

L’azione su tali componenti dà modo di intervenire a favore della resistenza a rotture e abrasioni, della minimizzazione della dissipazione di calore e dell’ottimizzazione delle proprietà antimacchia. Matteo Alberghini, dottorando presso il Dipartimento Energia e il CleanWaterCenter del Politecnico di Torino specifica inoltre Il polietilene vanta un semplice e assodato processo di separazione e riciclaggio industriale: ciò consente di creare nuovi capi anche da materiale riciclato, con un grande potenziale di economia circolare.

Gocce d’acqua su una fibra di polietilene

 Modificando le caratteristiche chimiche di superficie e la forma delle fibre durante il processo di fabbricazione i ricercatori sono inoltre riusciti a migliorare le proprietà di comfort del tessuto, agendo sulle sue proprietà di trasporto dell’acqua. Le fibre di polietilene possono trascinare liquidi sulla propria superficie restando impermeabili, agevolando l’evaporazione del sudore.

Il tessuto ricavato dal polietilene risulta particolarmente igienico grazie ai tempi di asciugatura rapidi. Ciò non solo previene l’insorgenza di batteri, ma ne consente il lavaggio e l’asciugatura con trattamenti a bassa temperatura e di breve durata.

 

Per approfondire:
Matteo Alberghini, Seongdon Hong, L. Marcelo Lozano, Volodymyr Korolovych, Yi Huang, Francesco Signorato, S. Hadi Zandavi, Corey Fucetola, Ihsan Uluturk, Michael Y. Tolstorukov, Gang Chen, Pietro Asinari, Richard M. Osgood III, Matteo Fasano, Svetlana V. Boriskina (2021), Sustainable polyethylene fabrics with engineered moisture transport for passive cooling, Nature Sustainability (2021), https://doi.org/10.1038/s41893-021-00688-5
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