Sempre più spesso sentiamo parlare di intelligenza artificiale, meno frequentemente ci imbattiamo nel termine “Empatia Artificiale”. Il Progetto di cui parleremo oggi si basa infatti sulla creazione di una collaborazione sociale tra umani e macchine, sfruttando le ultime possibilità offerte dall’AI. Non stiamo però ancora parlando di robot che vivono e si relazionano come noi: siamo ancora ben lontani da uno scenario alla “Io, Robot”, celebre film del 2004.

L’obiettivo è invece quello di consentire ai robot di interpretare il linguaggio, i gesti e le emozioni delle persone con cui si interfacciano in un contesto di lavoro e instaurare un dialogo capace di evolvere gradualmente grazie alla continuità di interazione, permettendo un lavoro di squadra partecipativo.

ll Progetto Fluenty, coordinato a livello tecnico dal Laboratorio Automazione, Robotica e Macchine della SUPSI, si basa su alcune unità hardware sviluppate ad hoc e raggruppate sotto il nome “Fluenty Smart Interface”. La prima, associata ad un operatore umano, ha il compito di catturare informazioni uditive, visive e fisiologiche grazie anche a una speciale sensoristica. I dati raccolti ed elaborati vengono quindi trasferiti all’unità R-Fluently, che li interpreta, li traduce in istruzioni per il robot e li invia al controller della macchina. A questo punto, la terza unità associata alla controparte robotica converte le informazioni ricevute in risposte comprensibili all’operatore, tramite messaggi audio, indicazioni su un display o feedback vibro-tattili.

Il dispositivo è attualmente in fase di test per tre specifiche attività, selezionate all’interno di alcune lavorazioni industriali. Approfondiremo a breve i casi di applicazione scelti: è importante sottolineare che il Team di Progetto ha istituito un centro di formazione dedicato chiamato Robo-Gym, dove ricercatori e robot possono interagire al fine di “esercitare il dialogo” e renderlo sempre più fluido. Il laboratorio si trova presso l’Institute of Systems and Technologies for Sustainable Production nei pressi di Lugano.

Come anticipato, tre sono gli ambiti industriali scelti. Nello specifico, operatori e robot collaboreranno nello smontaggio e riciclaggio di batterie al litio, nell’ispezione e nella manutenzione di motori turbogetto, nella produzione di componenti metallici complessi realizzati con tecnologie laser. Tutte lavorazioni che negli anni a seguire verrano sempre più spesso effettuate e per questo scelte come casi studio all’intento del Progetto.

Entrando più nel dettaglio degli obiettivi, il consorzio internazionale di 22 partner, confida di arrivare ai seguenti risultati: 

  • Per il caso studio dedicato al riciclaggio delle batterie, il Team di lavoro auspica di automatizzare le attività di smontaggio più delicate, in quanto mettono a rischio l’operatore a esalazioni tossiche e potenziali esplosioni. Oggi queste operazioni sono interamente svolte manualmente, in quanto l’esperienza umana è determinante al fine di concludere correttamente le operazioni di smontaggio. La collaborazione continua e l’apprendimento mediante AI dovrebbe permettere al robot di acquisire tale sensibilità decisionale.
  • L’ispezione e l’eventuale riparazione di motori turbogetto dovranno sempre assicurare elevati standard di sicurezza: in questo contesto, l’esperienza dell’operatore umano potrebbe essere essenziale anche in futuro. Ciononostante, una proficua cooperazione tra le parti potrebbe portare ad una generalizzazione delle tecniche di ispezione, assegnando alcuni compiti secondari ai robot. 
  • Anche nel terzo caso in esame, l’intervento valutativo ed esperienzale dell’operatore è oggi fondamentale. La diversa tipologia di prodotti realizzati attraverso molteplici macchinari, non permette un’automazione nel set dei parametri e nella sequenza di lavorazione, cosa che invece potrebbe trovare una propria autonomia nella buona riuscita della formazione empatica.
Previous articleL’impatto dell’intelligenza artificiale sul lavoro e sulla quotidianità
Next articlePet2Poly, un Progetto Insubrico per il recupero delle microplastiche