Sempre più spesso Candiani si distingue per innovazione e sostenibilità. Ne abbiamo parlato già molte volte, come molte volte abbiamo parlato di questo binomio sempre più prioritario. Il tessile non indietreggia nell’impegno a una produzione che rispetti l’ambiente e ne è una dimostrazione lampante il numero elevato di volte in cui abbiamo trattato il tema su questo Osservatorio.
Di un anno fa l’articolo riguardante l’innovativo tessuto di Candiani nato da un ambizioso progetto di ricerca che ha consentito di creare un tessuto elasticizzato sostenibile, senza quindi l’utilizzo di gomme sintetiche. Candiani Denim, produttore di tessuto in jeans innovativo, dopo 4 capsule collection ha finalmente presentato ufficialmente il brand Coreva Design di Alberto Candiani. Un tessuto che è diventato anche un brevetto: un denim stretch, naturale e biodegradabile.
Non un tessuto elasticizzato derivante dalla plastica, ma un tessuto il cui ingrediente principe è una gomma naturale derivante da agricoltura rigenerativa, responsabile e consapevole, dalle notevoli proprietà elastiche, equiparabile all’elastane, la sua alternativa sintetica, ma senza danni per l’ambiente.
Il brand sperimentale ha un’elevatissima scalabilità e mira a influenzare il mercato, divulgando sempre più la tecnologia di Candiani. Un design circolare dove nulla è lasciato al caso, a partire dall’etichetta in Polive, un materiale biosintetico, biodegradabile e compostabile. Il bottone è invece in metallo, non biodegradabile ovviamente, ma pensato per essere riutilizzato numerose volte, rimuovendolo dal jeans una volta che non sarà più indossabile.
La fascia di prezzo attuale è medio-alta, ma promette una lunga durata e il mantenimento dell’elasticità anche dopo anni di utilizzo. E il suo fine vita gli consente di tornare dall’ambiente da cui è arrivato, diventando fertilizzante per nuove materie prime, con una resa del fertilizzante pari a circa il 24% in più rispetto agli altri compost. Analisi specifiche hanno infatti dimostrato che COREVATM può diventare compost in un arco temporale molto ridotto, inferiore a 6 mesi e che, anzi, già dopo 3 mesi di un campione pari a 300 grammi di tessuto ne restano soltanto 5 grammi.
Un’economia completamente circolare dunque, che pone le basi per una più efficace lotta alle microplastiche conseguenti lo smaltimento dei più diffusi tessuti elasticizzati che pesano per il 35% sul totale delle microplastiche riversate nei mari, pari a circa 0,5 milioni di tonnellate ogni anno.