Si sente sempre più parlare della diffusione della plastica così come della realizzazione di prodotti ad essa alternativi. Dai contenitori a base di bamboo alle fibre ricavate da latte, ananas o funghi: sono svariati i materiali naturali e organici di cui si sperimenta l’uso. Tra di essi va annoverato Bioplastic Skin, il packaging per carne derivato dagli scarti dell’animale stesso.

L’imballaggio è stato ideato da Valdís Steinarsdóttir, designer islandese fortemente interessata al tema ambientale e specializzata nella creazione di oggetti prodotti da materiale organico di riciclo.

Questa bioplastica per alimenti, derivata dalle pelli degli animali, è totalmente biodegradabile. Dagli scarti messi in ebollizione vengono ricavati gelatina e collagene, sostanze da cui è possibile trarre una sostanza viscosa e modellabile.

Il progetto ha molteplici scopi. In primo luogo quello di generare un materiale facilmente decomponibile alternativo alla plastica: Bioplastic Skin si dissolve in acqua calda e viene biodegradato in poche settimane.

Ulteriore finalità è l’impiego di un sottoprodotto dello scarto delle carni stesse, scelta che non solo si contraddistingue per sostenibilità, ma permette anche di sfruttare pienamente ogni componente dell’animale macellato ottimizzandone le parti senza sprechi.

Con le sue opere la designer islandese punta anche a far riflettere sul consumo di carne, in particolare sull’entità degli sprechi generati dalla relativa industria di lavorazione. Stessa filosofia ha infatti anche il progetto Just Bones, con cui Valdís Steinarsdóttir realizza vasi e contenitori biodegradabili partendo dalle ossa di animali macinate in polvere.

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