Filati di viscosa sostenibili al 100% grazie all’uso del cotton linter: la comasca Monvania scommette sulle materie prime derivate dallo scarto del cotone in alternativa alla polpa di cellulosa per la propria produzione tessile. Nessun albero tagliato e riuso dei rifiuti dalla coltivazione del cotone: una scelta all’insegna dell’economia circolare che non solo beneficia l’ambiente, ma permette la definizione di un filato dalle migliori qualità.
Specializzata nella nobilitazione di filati per il tessile dal 1970, Monvania negli anni è diventata un punto di riferimento del settore, sia in Italia che in Europa. Tre gli stabilimenti attivi dell’azienda, uno dislocato a Grandate, in provincia di Como, e due in provincia di Brescia. Una produzione diversificata, che soddisfa un ampio raggio di esigenze: gli articoli delle collezioni proposte spaziano dall’arredo all’abbigliamento, dalla maglieria al tessile tecnico.
Il linter di cotone è la peluria che, in seguito alla separazione delle fibre, resta attaccata al seme della pianta: un materiale di scarto dal quale è possibile ricavare cellulosa in purezza, morbida e luminosa. Una soluzione green all’abbattimento di alberi necessario alla produzione della polpa di legno, solitamente scelta per la creazione dei filati di viscosa.
Recentemente la viscosa da cotton linter realizzata da Jilin, fornitore di Monvania, ha ottenuto anche il primo riconoscimento green da parte della società Canopy, specializzata in audit, che gli ha attribuito la “maglietta verde” riconoscendone il bassissimo impatto ambientale.
Monvania non è l’unica realtà ad aver scelto di acquistare viscosa da linter di cotone per i propri articoli, ma ne risulta la maggior sostenitrice italiana. Una posizione assunta non solo a favore dell’ambiente e della sostenibilità, ma anche per promuovere le peculiarità tecniche del materiale, che risulta avere un filo più bianco, una maggiore corposità e una lucentezza più elevata.
L’azienda comasca non solo si impegna nella scelta di materie prime green, ma anche nella definizione di processi produttivi dal minor impatto ambientale grazie all’impiego di pannelli fotovoltaici, all’inverterizzazione delle macchine e all’impiego di basse percentuali di oli vegetali.